Aprire la partita Iva, opportunità o minaccia. Risulta essere partendo da questa domanda che vogliamo discutere con voi tutti i pregi e i difetti di una forma di presenza fiscale interessante e oggi molto discussa.
In questo primo approfondimento sul tema della partita Iva, tecnicamente nulla più che un codice identificativo numerico, vogliamo soffermarci sulla possibilità di lavorare “in proprio” come professionisti. La prossima puntata sarà invece dedicata a “come aprire la partita Iva”, con un focus più stretto su adempimenti e procedure per poter iniziare ad operare come soggetto fiscale.
Non si può negare che l’apertura della partita Iva fissa a tutti gli effetti la creazione di una nuova azienda, che dovrà quindi comportarsi come un soggetto cui sono riservati “onori ed oneri” del lavoro in autonomia, dagli adempimenti INPS e comunali, alla fatturazione dei compensi e versamento periodico dell’Iva.
Quali sono i vantaggi nell’apertura della partita Iva
Il lavoro autonomo rappresenta una possibilità che la legislazione italiana regola con una precisa normativa e vi sono due tipologie di agevolazioni che vogliamo ricordare:
Agevolazioni per fatturati sotto una soglia di 30.000 euro annui
Agevolazioni nei primi tre anni di attività
Il rischio quindi è piuttosto limitato nel “buttarsi” nel mondo del lavoro autonomo, visto che il versamento di contributi ed imposte è commisurato al fatturato effettivo. I costi fissi sono invece legati alla consulenza contabile ad opera di un commercialista e ovviamente a tutti quelli per gli strumenti che un’attività in proprio comporta; pensando ai professionisti ci riferiamo ad esempio alle spese per un ufficio e ai canoni relativi alle utenze, oltre ad eventuali costi del personale.
Quando conviene
L’apertura della partita Iva conviene in presenza di una competenza forte, spesso specializzata, che difficilmente può essere sviluppata in toto all’interno di una sola azienda da una figura dipendente. I professionisti esterni a supporto delle imprese sono oggi sempre di più e la possibilità di rivolgersi a più aziende presentandosi come impresa vera e propria è sicuramente di maggiore impatto. Inoltre assicura la possibilità di definire in autonomia il proprio valore e compenso sviluppando proposte alle aziende clienti, offrendo l’opportunità di lavorare contemporaneamente su più progetti. Di contro l’estrema flessibilità contrattuale del rapporto fornitore-cliente e la necessità di conoscenze e competenze di base trasversali (amministrative, commerciali, contabili, tecnologiche) per sviluppare al meglio la propria attività, rendono la figura del lavoratore autonomo a partita Iva tanto affascinante quanto complessa.
Per il lavoratore dipendente che, incentivato dal mercato potenziale o dalle condizioni contingenti, decide di passare da un contratto dipendente a una partita Iva (magari con l’azienda presso cui lavorava prima come principale cliente in fase di start up), la principale criticità è rappresentata dalla sostenibilità economica della nuova posizione, un fattore da valutare con attenzione.