Il governo ha finalmente riscritto le regole sulle commissioni e i tassi di interesse bancari sul conto in rosso. Nella nazione con i costi bancari più alti, il decreto firmato dal ministro dell’Economia blocca il far west delle commissioni bancarie sul rosso, mettendo al riparo molti correntisti dal calvario delle spese bancarie. Ma cosa prevede il decreto in questione?
In pratica, oltre ai tassi debitori sulle somme in scoperto utilizzate dai clienti, la banca potrà prevedere solo due tipi di commissione, una commissione per l’affidamento, ovvero la messa a disposizione dei fondi, che si applica sulla somma messa a disposizione e per il periodo fissato dal contratto ma comunque non può eccedere lo 0,5, una commissione di istruttoria veloce per gli scoperti di conto ed utilizzi extrafido.
La prima è in pratica una commissione onnicomprensiva, che però non include imposte, spese notarili o per l’iscrizione dell’ipoteca e infine oneri conseguenti a inadempimento del cliente. Il tasso d’interesse in questione si applica solo sulle somme utilizzate e per il periodo dello scoperto. A questa come detto viene aggiunta una commissione di istruttoria veloce, determinata in ogni contratto in misura fissa e in valore assoluto e commisurata ai costi della banca. La commissione è azzerata per gli sconfinamenti occasionali fino a 500 euro, nel caso di consumatori, mentre per le imprese le commissioni possono essere differenziate secondo lo sconfinamento (massimo 3 scaglioni di importo), qualora questo sia superiore ai 5mila euro.
Il tema delle commissioni bancarie sul conto in rosso è tornato di stretta attualità quando i partiti politici hanno presentato un emendamento fotocopia al decreto banche in Commissione Industria del Senato. Nel testo viene ribatita la richiesta che gli istituti di credito cancellino ogni tipo di commissione sul rosso sotto i 1.000 euro o inferiore ad un periodo di tempo di 30 giorni. Tali commissioni erano già state eliminate all’epoca dei primi interventi del governo Monti nell’ambito del Salva Italia, ma la successiva protesta delle banche e le dimissioni del presidente dell’Abi Giuseppe Mussari avevano portato ad una sostanziale reintroduzione nel decreto liberalizzazioni. La discussione politica in merito è comunque ancora aperta, e nuove iniziative nelle prossime settimane non sono escluse. Ma nel frattempo cosa succede a chi va in rosso?
Ci ha pensato Altroconsumo, in una audizione in commissione Industria del Senato, a porre l’accento sulla situazione di chi scende sotto la soglia consentita, esponendosi quindi a costi spesso nascosti e difficilmente gestibili. L’audizione rientra proprio nella discussione sul decreto del governo che reintroduce le commissioni bancarie, e sottolinea come quello sullo scoperto sia soltanto l’aspetto più evidente di una situazione di disagio per i correntisti italiani.
Abbiamo già detto che siamo tra quelli che pagano di più in Europa, e basta fare qualche esempio per rendersene conto: per un bonifico in cassa verso un’altra banca si pagano 6,23 euro in media, per l’invio dei documenti fino a 12 euro, per gli avvisi via sms anche 2 euro al mese, mentre ci vuole 1 euro per la richiesta allo sportello del saldo e della lista movimenti. L’alternativa per risparmiare davvero è rivolgersi alle banche online, che cancellando i costi di gestione del conto riescono a far risparmiare il 18% in media. Sappiamo tutti però come il conto online da noi non sia ancora visto come alternativa definitiva, ma solo come un ulteriore strumento di risparmio da affiancare al conto tradizionale.
L’unico modo per dare ossigeno sarebbe proprio il taglio alle commissioni, che gioverebbe non solo ai privati ma anche alle imprese, che si finanziano con le linee di credito. La più tremenda delle commissioni resta sempre quella sullo scoperto, che era stata formalmente abolita ma poi è ritornata sotto altri nomi e con altre formule (tipo le commissioni “Manca Fondi”), ma che in sostanza sono sempre il vecchio balzello. Commissione che spesso si trasforma in una trappola da 50 euro al giorno o 74 euro mensili (ma i costi variano da banca a banca). Il tasso applicato sul rosso sfiora inoltre cifre da capogiro, piazzandosi in media tra il 13,5% e il 16,6% se si va oltre il fido concesso, anche il 17% in assenza di fido.
Le associazioni dei consumatori ha spesso chiesto chiarezza su questo punto, ma con ben pochi risultati: “Il decreto liberalizzazioni ha sì fissato un termine certo per introdurre questa commissione onnicomprensiva o commissione di istruttoria veloce (tre mesi), ma ha cancellato la norma che fissava in 30 giorni la durata dello sconfinamento al di sotto della quale le commissioni non si calcolavano. La nuova commissione è proporzionale alla somma messa a disposizione, alla durata del fido e al tasso, ma può essere pagata anche per un giorno di sforamento (fino a 50 euro, oltre i 500 euro di rosso)”. L’introduzione di questa nuova penale in sostituzione del massimo scoperto si deve proprio al decreto Salva Italia, che la prevedeva “a fronte di sconfinamenti in assenza di affidamento oppure oltre il limite del fido, determinata in misura fissa e con un tetto (lo 0,5% per trimestre della somma messa a disposizione)”.
Nello stesso decreto erano però presenti altre norme che le Banche spesso ignorano volutamente o violano senza che nessuno intervenga. L’esempio lampante riguarda proprio il rosso: il decreto stabiliva che in questo caso le banche potessero applicare solo una piccola commissione di istruttoria veloce, determinata in misura fissa, ma al tempo stesso aveva in qualche modo richiesta l’esenzione per clienti che sforano per piccole somme e per pochi giorni. Secondo quanto suggerito alla commissione Industria la somma che garantirebbe l’esenzione dalla commissione di istruttoria veloce sarebbe 1.000 euro, con massimo 30 giorni di sforamento.
Risultato? Il Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio a oltre tre mesi dall’approvazione della delibera decisa dal decreto Salva Italia ancora non dato il via all’emanazione. Intanto le Banche continuano a gestire la situazione a modo loro, come dimostra il caso del conto Leonardo della BPM, con l’introduzione di una commissione di 40 euro applicata per ogni scoperto superiore ai 150 euro con durata superiore a un giorno, ovvero oltre un quarto dell’importo sforato.