Una lettera di diffida per calunnia è un documento legale inviato da una parte (il querelante) a un’altra parte (l’accusato) per richiedere l’interruzione di dichiarazioni false, ingiuriose o diffamatorie che vengono fatte pubblicamente o private.
La lettera di diffida per calunnia ha lo scopo di mettere in guardia l’accusato sulle conseguenze legali delle sue azioni e di richiedere la cessazione immediata delle affermazioni diffamatorie. Inoltre, può richiedere un’eventuale pubblica rettifica dell’accusa o delle informazioni false diffuse.
La lettera di diffida per calunnia deve contenere informazioni chiare e dettagliate sulle affermazioni considerate calunniose, inclusi i fatti specifici oggetto di contestazione. È importante che il querelante abbia prove e testimonianze documentate per supportare la sua affermazione di calunnia.
L’invio di una lettera di diffida per calunnia è considerato un passo preliminare prima di intraprendere un’azione legale più formale, come la querela penale o il processo civile per diffamazione. La lettera di diffida offre all’accusato l’opportunità di porre fine alla diffamazione e risolvere la questione senza ulteriori conseguenze legali.
In caso di mancata risposta o di continuazione delle dichiarazioni diffamatorie, il querelante può decidere di procedere con azioni legali per tutelare la propria reputazione e richiedere un risarcimento per i danni subiti a causa della calunnia.
In conclusione, una lettera di diffida per calunnia è un documento di avvertimento inviato a un’accusato per richiedere la cessazione di dichiarazioni false e diffamatorie, al fine di evitare ulteriori azioni legali in relazione alla calunnia.
Indice
Come scrivere una Lettera di diffida per calunnia
Nel linguaggio giuridico la calunnia indica la falsa accusa di un reato rivolta all’autorità giudiziaria contro qualcuno che si sa innocente; la fattispecie, descritta all’articolo 368 del Codice penale, appartiene ai delitti contro l’amministrazione della giustizia e comporta pene severe che possono arrivare sino a vent’anni di reclusione se la denunzia sfocia in una condanna dell’innocente. Proprio la gravità della sanzione, che distingue la calunnia dalla meno intensa diffamazione ex articolo 595 c.p., fa sì che la risposta della persona offesa non si esaurisca nella querela, ma possa essere preceduta da una diffida formale: una lettera con cui si intima al calunniatore di ritrattare le proprie dichiarazioni e di cessare ogni ulteriore divulgazione, preannunciando azioni giudiziarie civili e penali.
La diffida serve innanzitutto a cristallizzare l’esistenza dell’offesa e a metterne in mora l’autore. In pratica il destinatario viene posto dinanzi a una scelta: confermare l’accusa consapevole della propria responsabilità penale, oppure correggerla prima che la vittima adisca il pubblico ministero o il giudice civile chiedendo il risarcimento del danno. Il documento assume così la duplice funzione di prova della conoscenza dell’illiceità e di tentativo di componimento bonario, elementi preziosi quando si tratterà di quantificare il pregiudizio, valutare la malafede o misurare l’entità di eventuali attenuanti.
Per risultare efficace la diffida deve descrivere con scrupolo il fatto calunnioso, individuare il mezzo attraverso cui è stato veicolato (denuncia, e‑mail, post sui social, esposto interno) e richiamare espressamente l’articolo di legge violato, invitando il calunniatore a depositare una dichiarazione di rettifica presso la stessa autorità cui era stata inoltrata la falsa denuncia e a comunicare copia di tale atto alla parte lesa. L’invio tramite PEC o raccomandata con avviso di ricevimento garantisce la prova della consegna, mentre l’allegazione di articoli di stampa, screenshot o registrazioni preserva le fonti di prova in vista di un’eventuale causa. In aggiunta si possono richiedere il ritiro dei contenuti diffamatori dalla rete e il risarcimento anticipato di una somma a titolo di acconto sul maggiore danno, ma occorre indicare un termine ragionevole, di regola non inferiore a sette‑dieci giorni, per consentire un adempimento volontario.
Sul piano penale la diffida non sospende né estingue il reato, che è procedibile d’ufficio; tuttavia può incidere sul comportamento successivo dell’autore. La giurisprudenza ritiene che una ritrattazione spontanea successiva alla denuncia sia irrilevante per escludere la punibilità, sebbene possa essere valutata come circostanza attenuante ai sensi dell’articolo 62, n. 6, c.p., riducendo l’entità della pena. Far presente questo aspetto nell’intimazione aiuta a persuadere il calunniatore che rettificare subito non lo libererà dal processo, ma potrà mitigare gli effetti sanzionatori e risarcitori.
Se il destinatario resta inerte la diffida diventa il preludio a due percorsi paralleli. Da un lato l’offeso può depositare denuncia circostanziata alla Procura, chiedendo il sequestro dei documenti calunniosi e l’iscrizione del responsabile nel registro degli indagati; dall’altro può avviare un’azione civile ex articoli 2043 e 2059 c.c. per ottenere il ristoro dei danni patrimoniali (perdita di clientela, oneri difensivi, spese di immagine) e non patrimoniali (sofferenza morale, reputazione lesa). Un ricorso d’urgenza ex articolo 700 c.p.c. consente inoltre di ottenere in tempi rapidi la rimozione di contenuti online o la pubblicazione di una rettifica con pari evidenza. Nel contesto mediatico odierno, segnato dal dibattito sull’obsolescenza della normativa in materia di diffamazione e libertà di stampa, la diffida svolge anche una funzione di governance della reputazione digitale, perché impone al calunniatore di intervenire sulle piattaforme e sugli algoritmi prima che i motori di ricerca consolidino l’indicizzazione della notizia falsa .
In conclusione, la diffida per calunnia va concepita come un atto sostanziale di autotutela: formalizza la pretesa risarcitoria, costituisce l’autore in mora, tutela l’onore dell’offeso nei confronti di terzi e prepara il terreno a una più rapida tutela giudiziaria. Redigerla con rigore giuridico e documentale non è quindi un dettaglio burocratico, ma la premessa indispensabile per trasformare un’ingiusta accusa in un percorso di giustizia e di ristabilimento della verità.
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Esempio di Lettera di diffida per calunnia
Oggetto: dichiarazioni calunniose a mio danno del [●] – invito a rettifica e immediata cessazione
Gentile [●],
in data [●] Lei ha reso, mediante [chat/lettera/e‑mail/post pubblico], l’affermazione secondo cui io avrei [descrivere la falsa accusa] e ha successivamente inoltrato tale dichiarazione a [ufficio di polizia, autorità giudiziaria, terzi], attribuendomi un reato mai commesso. Si tratta di denuncia consapevolmente infondata che integra la fattispecie di calunnia di cui all’art. 368 del Codice penale e lede gravemente il mio onore e la mia reputazione, cagionandomi un danno patrimoniale e non patrimoniale risarcibile ai sensi degli artt. 2043 e 2059 c.c.
Con la presente La invito e diffido a:
– trasmettere entro sette giorni dal ricevimento di questa lettera, alla medesima autorità alla quale è stata presentata la falsa denuncia, una dichiarazione di spontanea ritrattazione in cui riconosce l’erroneità delle Sue precedenti affermazioni;
– comunicarmi, nello stesso termine, copia integrale della predetta ritrattazione;
– astenersi da ulteriori esternazioni calunniose nei miei confronti, sia in forma orale sia scritta, su qualsiasi mezzo di comunicazione.
Qualora non adempia integralmente a quanto sopra, provvederò senza ulteriore preavviso a presentare querela presso la Procura della Repubblica competente, chiedendo che sia perseguito il reato di calunnia e che vengano disposti idonei provvedimenti cautelari, oltre ad agire in sede civile per il risarcimento di tutti i danni sinora subiti e di quelli futuri, con aggravio di spese e competenze legali a Suo carico.
Confidando che voglia evitare l’instaurazione del contenzioso, resto in attesa di cortese e sollecito riscontro.
Cordiali saluti.
[Luogo], [Data]
[Firma]
[Nome, cognome e recapiti del mittente]
Modello Lettera di diffida per calunnia
Oggetto: attribuzione dolosa di fatti penalmente rilevanti – messa in mora e costituzione in responsabilità
Io sottoscritto/a [●], nella mia qualità di [●], Le notifico che le dichiarazioni da Lei rilasciate in data [●] innanzi all’[autorità indicata] e successivamente divulgate a mezzo [giornale, social network, comunicazioni ai miei clienti] – nelle quali mi si accusa falsamente di [descrizione] – sono destituite di ogni fondamento e configurano l’ipotesi di calunnia punita con la reclusione da due a otto anni (art. 368 c.p.), oltre che il reato di diffamazione aggravata ex art. 595 comma 3 c.p. per la loro diffusione a mezzo stampa/telematica. Le affermazioni citate hanno prodotto una lesione diretta e attuale alla mia reputazione personale e professionale, con perdita di contratti stimata in € [●] e patema d’animo suscettibile di liquidazione in via equitativa.
Con la presente La costituisco in mora, riservandomi di quantificare compiutamente il danno, e La diffido a:
a) rimuovere entro e non oltre dieci giorni ogni contenuto diffamatorio presente su siti, pagine social, archivio on‑line o altre piattaforme di cui possa disporre o che comunque gestisca;
b) pubblicare, nello stesso spazio e con pari evidenza, un testo di rettifica da concordare preventivamente con il sottoscritto, contenente il riconoscimento dell’infondatezza delle accuse;
c) corrispondere, a titolo di acconto sul maggiore danno, la somma di € [●] mediante bonifico sul conto IBAN [●];
d) astenersi dal riproporre in qualsiasi forma le suddette calunnie.
In difetto di adempimento integrale mi vedrò costretto/a a:
– presentare immediata querela presso la Procura della Repubblica per i reati sopra indicati, con istanza di sequestro delle pubblicazioni illecite;
– promuovere azione civile ex artt. 2043 c.c. e 185 c.p., nonché domanda di provvisionale ex art. 163 c.p.c., procedendo al pignoramento dei Suoi beni e crediti fino alla concorrenza del dovuto;
– richiedere provvedimenti d’urgenza ai sensi dell’art. 700 c.p.c. per ottenere la rimozione coattiva dei contenuti.
La presente è inoltrata via PEC/raccomandata con avviso di ricevimento a fini di prova della Sua ricezione e costituisce diffida a ogni effetto di legge.
Distinti saluti.
[Luogo], [Data]
[Firma autografa o digitale]
Conclusioni
In conclusione, la scrittura di una lettera di diffida per calunnia richiede un approccio serio e professionale. È fondamentale essere chiari e concisi nel presentare le accuse di calunnia, fornendo prove solide e dettagliate per sostenere le proprie argomentazioni. Inoltre, è essenziale ricorrere a un linguaggio formale e cortese, evitando toni aggressivi o offensivi. La lettera di diffida per calunnia serve come strumento legale per proteggere la propria reputazione e i propri diritti, pertanto, è importante affidarsi a un avvocato specializzato per garantire la corretta formulazione e la validità legale della lettera. Seguendo questi consigli, si può aumentare la probabilità di ottenere una risposta positiva dalla parte responsabile delle calunnie e risolvere la situazione in modo pacifico e giusto.