Con una parola difficile si chiama house sharing: che poi tradotto in italiano verrebbe molto semplicemente scambio di casa. Ma si sa nel paese dove tutto è low cost o light o all inclusive l’inglese fa sembrare la cosa più cool. A che serve scambiarsi casa. Dovete passare un periodo di tempo fuori per lavoro o fare una vacanza all’estero ma non avete soldi e non trovate un alloggio a costi accettabili.
L’house sharig permette di farlo a costo totalmente abbattuto pur di rispettare alcune norme di galateo e di buon comportamento. Sono già molti i siti sul web che fanno incontrare domanda e offerta di case e il meccanismo è molto semplice: un proprietario lascia la propria casa e in contemporanea il proprietario della stessa casa in cui il primo si trasferirà gli cede la sua e passa gratuitamente nel nuovo alloggio. In poche parole il tutto si traduce in: scambio di case, in contemporanea, senza alcun esborso di denaro.
Chiaramente si deve accettare l’idea che casa nostra sarà abitata per una settimana, 15 giorni, un mese o più in base a quanto stabiliamo, da estranei. E ci si dovrà adattare alle case altrui che magari non hanno il bidet o la lavatrice, che magari sono più lontane dalla metropolitana della nostra e meno servite.
E gli italiani che si sono dati allo scambio di case non sono pochi: si è calcolato che circa 8.000 connazionali si siano scambiati case su uno dei tanti siti che li mette in contatto. Al mondo l’associazione più numerosa che collega gli scambisti di case è la Home Exchange che può vantare quasi 50.000 iscritti. L’iscrizione a Home Exchange costa però 84 euro l’anno, non il massimo per chi pensava di partire totalmente senza spendere nulla.